gennaio
2004



Ugo Angelo Canello

DARWINISMO E LETTERATURA
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Riproponiamo qui un vero e proprio reperto di storia della filologia, ovvero la coppia di lezioni introduttive dedicate da Ugo Angelo Canello ai riflessi letterari della teoria darwiniana dell’evoluzione. La data di pubblicazione (1882) si dimostra straordinariamente significativa, considerato che proprio in quel periodo Lessona, Canestrini e Saccardo attendono alla traduzione dell’opera di Darwin, che viene integralmente pubblicata per i tipi della UTET tra il 1872 e il 1890. In aperta polemica con le posizioni estetizzanti della scuola di De Sanctis, Canello si schiera apertamente a favore dell’evoluzione della specie nel periodo in cui più caldo è in tutt’Europa il dibattito sulla sua validità scientifica. Dal nostro punto di vista la posizione di Canello si dimostra straordinariamente attuale soprattutto nei termini in cui identifica senza mezzi termini la funzione adattiva della letteratura, restituendola ad una dialettica compiuta tra sensi e mondo, tra uomo e natura.

In questo senso, trova sorprendentemente riscontro nelle argomentazioni di Geoffrey F. Miller (The Mating Mind: How Sexual Choice Shaped the Evolution of Human Nature, New York, Doubleday, 2000), secondo il quale tutto lo scopo dell'arte umana potrebbe non essere altro che fare impressione sugli altri, specialmente sui membri del sesso opposto. Commentando questo ragionamento, Frans de Waal, uno dei massimi etologi viventi, nel suo The ape and the sushi master (Basic Books 2001, tr. it. La scimmia e l'arte del sushi, la cultura nell'uomo e negli altri animali, Garzanti, Milano, 2002), osserva: «E se il nostro impulso artistico fosse antico, anteriore all'umanità moderna, e forse perfino alla nostra specie? Se si basasse sul piacere per la creazione di effetti visivi e su un'inclinazione per certe combinazioni di colori, di forme e di equilibri visivi che abbiamo in comune con gli altri animali? Ammettere una di queste ipotesi diminuirebbe forse il significato e il piacere che ricaviamo dall'arte umana? Non è forse possibile che le nostre distinzioni artistiche di base, le nostre scale musicale e la nostra preferenza per le composizioni simmetriche vadano più in profondità della cultura, e siano in rapporto con le caratteristiche di base del nostro sistema percettivo?» (tr. it. 121).

La lezione, o meglio le lezioni, disattese per più di un secolo, rappresentano forse il massimo contributo della filologia romanza al dibattito sulle implicazioni ecologiche del testo. La sua pubblicazione nel primo numero della Rivista di Filologia Cognitiva rappresenta un doveroso tributo e al contempo un contributo inteso a riannodare il filo rosso che collega storicamente la filologia alle scienze della natura.

Paolo Canettieri e Anatole Pierre Fuksas


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