DIcembre
2004


Alessandro Lanni

GRAZIE A DARWIN SIAMO LIBERI

intervista con Daniel C. Dennett


«SONO sconvolto». È difficile convincere Daniel C. Dennett, uno dei maggiori interpreti del darwinismo contemporaneo, che in Italia nel prossimo futuro potranno esserci generazioni digiune di evoluzionismo. Di recente il governo ha sostanzialmente cancellato dai programmi della scuola secondaria di primo grado qualsiasi riferimento alla teoria che più di tutte ha rivoluzionato lo studio delle scienze della vita. «Non c'è scienza più importante nel XXI secolo della teoria di Darwin», s'indigna Dennett. A volte, il filosofo della mente della Tufts University, il grande polemista, il pasdaran dell'Intelligenza Artificiale, l'animatore del movimento dei Bright, il "nuovo Bertrand Russell" come l'ha definito Marvin Minsky, sembra più un tifoso che uno studioso distaccato di Darwin. Eppure ha le idee chiare e ci tiene a comunicarle. «I pericoli che ci minacciano, le specie estranee che mettono in pericolo i nostri habitat, i cambiamenti climatici e la qualità dell’acqua che ci riguardano tutti, e anche lo scontro di civiltà che vediamo sorgere ovunque: tutti questi problemi possono essere aggravati da persone benintenzionate che non capiscono come funzioni l’evoluzione». E certo non vanno in questa direzione i provvedimenti presi in questi giorni in Italia. «Per raggiungere questa maggiore consapevolezza serve una cittadinanza informata che faccia le scelte politiche che proteggano ciò che è importante. E poiché alcuni aspetti della biologia evolutiva non sono per niente intuitivi, non possiamo aspettarci che la gente realizzi questo desiderio per caso o senza un’istruzione adeguata».

Nel suo ultimo libro arrivato in Italia di recente, L'evoluzione della libertà (Raffaello Cortina editore, pagg. 453, euro 29), c'è molto darwinismo, com'era naturale. La sfida di fondo che Dennett si pone è capire come sia possibile spiegare il libero arbitrio in un mondo dominato dall’inevitabilità dell'evoluzione umana. Tema classico della filosofia fin dalle sue origini e al quale le nuove frontiere della biologia contemporanea hanno dato nuova vita, e nuovi problemi. Seguendo un percorso iniziato anni fa con altri suoi lavori come La Coscienza e Brainstorms, si lancia con coraggio a spiegare come noi, semplici "scimmie nude", possiamo dirci e sentirci liberi, esseri con un futuro davanti.

Professor Dennett, ci spieghi il succo del suo ultimo libro. Come è possibile che noi umani, animali evoluzionisticamente determinati, siamo liberi di scegliere?

La nostra libertà è la nostra capacità di decidere cosa fare basandoci sulla considerazione delle prospettive e delle possibilità che ci offre il futuro. Questa capacità si è evoluta gradualmente e sta ancora evolvendo. Fino a che non è vista alla luce di una prospettiva evoluzionistica, sembra quasi una proprietà magica.

Ritiene che esista qualcosa che non possiamo spiegare solo sulla base dell’evoluzione biologica? Per esempio la mente umana?

Anche le nostre menti si sono evolute, esattamente come è avvenuto per i nostri polmoni, le nostre gambe o i nostri occhi. Ma le menti sono anche il risultato ultimo di un processo di evoluzione culturale.

Diciamo allora: esiste un interscambio tra natura e cultura.

I nostri cervelli sono il substrato, la sedia su cui poggiano le menti, ma molte delle nostre potenzialità mentali più importanti dipendono da artefatti ­ idee e modi di pensare ­ che traiamo dalla cultura, insieme con il linguaggio. Un cervello umano senza tutto il software culturale non sarebbe un buon sistema di controllo per un agente morale come noi umani.

Come la mettiamo con la libertà per gli animali? L'asino di Buridano muore di fame perché non sa scegliere.

Gli uccelli sono liberi di volare ovunque desiderino, ma non hanno grandi desideri! Questi ultimi sono limitati dalla loro capacità pressoché inesistente di immaginare il futuro, di interpretare la mente altrui, di contemplare pro e contro di valori alternativi, e così via. è il nostro potere di "immaginazione morale" estremamente più grande che ci dà molta più libertà ­ potenzialmente ­ di qualsiasi uccello.

Si sente dire da più parti che nel mondo è in corso una battaglia per la libertà, che bisogna esportare la libertà e la democrazia. Trova dei punti di contatto con il suo ragionamento?

Il tipo di libero arbitrio di un uomo, come l’ho descritto finora, dipende dalla cultura e più precisamente dipende dalle caratteristiche del sistema politico in cui quell’essere umano risiede. Perciò in effetti c’è una relazione piuttosto forte tra la libertà politica ­ in pratica, la libertà di agire come si decide ­ e la libertà di scegliere come si vorrebbe.

Noi umani siamo gli unici animali che sono cambiati profondamente rispetto alle nostre origini. Cosa ci ha permesso di compiere questo incredibile trasformazione?

è la cultura umana che ci apre lo spazio delle possibilità. Il salmone che nuota controcorrente per deporre le uova non può neanche scegliere per sé l’alternativa di non riprodursi e, diciamo, vivere invece una vita avventurosa di esplorazioni marine! Serve il linguaggio per rimodellare il cervello in modo che possa riflettere su queste cose.

Secondo il senso comune, il libero arbitrio e la scienza sono due concetti molto distanti, qualcosa come il diavolo e l’acqua santa. Ci spieghi in che modo il suo libro cerca di avvicinarli?

Il contrasto immaginario tra scienza e libero arbitrio è una creazione di un’immaginazione debole. Le persone pensano che ci sia una contrapposizione perché la scienza, nella loro mente, è deterministica e meccanicistica, essa “minaccia” di dimostrar loro che non hanno la libertà che desiderano.

In sostanza, è la paura che ci fa vedere le cose così rigidamente.

Quando gli uomini penseranno con maggior creatività al modo in cui funzionano le menti, in primo luogo le loro, comprenderanno che la scienza compie un buon lavoro nello spiegare come hanno fatto a diventare liberi all'inizio e cosa dovranno fare per conservare il loro libero arbitrio in futuro.

Il titolo dell'ultimo capitolo del suo libro è “il futuro della libertà umana”. Cosa pensa riguardo a questo tema?

Da quando la libertà ha iniziato ad evolversi poteva, in linea di principio, anche estinguersi. O modificarsi in qualcosa di completamente diverso. Una volta che capiamo come si sia evoluta, possiamo comprendere se vogliamo o no modificare le condizioni sotto cui essa esiste attualmente. Via via che conosceremo meglio il modo di lavorare del nostro cervello, dovremo rivedere il nostro atteggiamento verso le condizioni per le quali ci scusiamo e le nostre responsabilità. Si dissolverà tutta insieme l’idea di responsabilità individuale? Direi di no, ma dipende da decisioni politiche fondamentali che dovremo prendere.


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