Febbraio
2005


Charles Peirce

PENSIERO E SCRITTURA
Introduzione
Testo inglese
Il manoscritto 956


Dobbiamo ammettere, ritengo, che ci sono almeno tre questioni che devono costituire l’argomento di studi preliminari alla formazione di qualsiasi teoria filosofica. E cioè, primo, che cosa la teoria ricerca, secondo, il metodo proprio per arrivare alla sua scoperta, terzo, il metodo per dimostrarne la verità. Ritengo inoltre innegabile che si otterrà un più alto grado di certezza nel considerare tali questioni riguardanti la particolare teoria cercata alla luce di quanto possiamo accertare sulle funzioni, la scoperta e l’affermazione di teorie corrette in generale. Si tratta però di questioni logiche, e quindi, sia che in ultima analisi decidiamo di far poggiare la nostra filosofia su principi logici in quanto dati, sia che decidiamo di farla poggiare su leggi psicologiche, o su osservazioni fisiche, o su esperienze mistiche, o su intuizioni di principi primi, o su testimonianza, in ogni caso tali questioni logiche vanno considerate per prime.

Ma se la logica deve dunque precedere la filosofia, non sarà essa logica non filosofica? Forse la logica non ha un gran bisogno della filosofia. La matematica, che è una specie di logica, non ha mai avuto il minimo bisogno della filosofia nel fare il proprio lavoro. Inoltre, anche se la logica dovesse richiedere successivi rimodellamenti alla luce della filosofia, comunque la logica non filosofica con la quale siamo costretti ad iniziare sarà senz’altro meglio del non usare affatto alcuna logica.

L’oggetto di una teoria è rendere qualcosa intelligibile. L’oggetto della filosofia è rendere tutto intelligibile. La filosofia postula dunque che i processi di natura siano intelligibili. Postula, dico, e non assume. Potrebbe non essere così; ma solo nella misura in cui lo è, la filosofia può raggiungere il suo scopo. Essa è dunque costretta a fare propria tale assunzione, vera o meno che sia. E’ la speranza disperata. Ma, nella misura in cui il processo di natura è intelligibile, esso è identico al processo di ragione. Bisogna in pratica assumere che la legge dell’essere e la legge del pensiero siano la stessa cosa. Quindi, nell’elaborare una teoria dell’universo, faremo bene a utilizzare queste concezioni che sono chiaramente essenziali alla logica.

Le due parole logica e ragione hanno origine da due opposte concezioni della natura del pensiero. Logica, da lògos, che significa parola, mentre ragione, incorpora l’idea greca che il ragionamento non possa venir portato avanti senza il linguaggio. Ragione, dal latino ratio, che in origine indica un conto, implica che il ragionamento sia una questione di computazione, che richiede non parole bensì qualche tipo di diagramma, o abaco, o figure. La logica formale moderna, specialmente la logica dei relativi, mostra che la concezione greca è sostanzialmente erronea, e che quella romana è sostanzialmente corretta. Le parole, sebbene indubitabilmente necessarie al pensiero già sviluppato, giocano un ruolo solo secondario nel processo; mentre il diagramma, o icona, che può venire manipolato e sul quale si possono fare esperimenti, è importantissimo. I diagrammi sono stati sempre usati in logica, fin dal tempo di Aristotele; e nessun ragionamento complicato può venir eseguito senza di loro. L’algebra ha le sue formule, che sono un tipo di diagramma. E a cosa servono questi diagrammi? Servono per compierci sopra esperimenti. I risultati di questi esperimenti sono spesso assolutamente sorprendenti. Chi avrebbe immaginato prima che il quadrato dell’ipotenusa di un triangolo rettangolo fosse uguale ai quadrati dei cateti? Sebbene implicata negli assiomi della geometria e nella legge della mente, questa proprietà è altrettanto occulta di quella del magnete. Quando facciamo un esperimento matematico, è il processo di ragionamento al nostro interno a dare il risultato. Quando facciamo un esperimento chimico, è il processo di natura, che agisce secondo una legge intelligibile e dunque razionale, a produrlo. Tutto il ragionamento è sperimentazione, e tutta la sperimentazione è ragionamento. Se le cose stanno così, la conclusione per la filosofia è importantissima, vale a dire che davvero non esiste ragionamento che non abbia la natura del ragionamento diagrammatico, o matematico; e dunque non dobbiamo ammettere alcun concetto che non sia suscettibile di venire rappresentato in forma diagrammatica. Idee troppo pompose per essere espresse in diagrammi non sono altro che spazzatura per gli scopi della filosofia.

Se non sappiamo come esprimere in diagrammi relazioni di virtù, onore e amore, queste idee non diventano spazzatura più di quanto non lo siano rosso, blu e verde. Ma, così come le relazioni di colore possono venir espresse diagrammaticamente, allo stesso modo dobbiamo supporre che possano venir espresse diagrammaticamente relazioni morali. In ogni caso, fino a che ciò non viene fatto, non si può fare alcun uso di tali concetti nella teoria dell’universo. Il buon ragionamento ha a che fare con forti immagini visive. Le idee auditive sono la fonte della maggior parte del pensiero scorretto.

Susanna Marietti


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